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le ultime parole famose

In giornalismi on May 11, 2011 at 9:36 pm

Berlusconi […] non può contare sull’occhio benevolo dei mezzi di informazione e dei talk show televisivi che, anzi, gli sono ostili a prescindere.

Alessandro Sallusti, Il Giornale, 11 maggio 2011

Il buon Sallusti deve pur portare a casa lo stipendio, e bisogna riconoscergli che in questo articolo ha fatto i salti mortali per difendere il suo datore di lavoro. Peccato che, appena ieri, l’Agcom ha inflitto al Tg1 di Minzolini una multa da 100 mila euro per non aver rispettato la par condicio. L’Autorità, stufa di fare richiami che cadevano nel vuoto, s’è messa a fare i conti. Ha contato i minuti dedicati a Berlusconi e ai partiti di maggioranza dall’1 al 7 maggio nei telegiornali. E ha scoperto che il Tg1 ha fatto vedere il premier, il governo e la maggioranza per il 70% del tempo.

Dati molto precisi, scanditi minuto per minuto. Possibile che un giornalista con l’esperienza di Sallusti non si sia reso conto dell’inevitabile effetto comico che avrebbe provocato il suo editoriale? Pare di no, ma non è tutta colpa sua. Il problema è la fonte. Il Giornale ha pensato di andare a sentire il diretto interessato: chi meglio di lui? Minzolini si è giustificato: considerando “tutte le edizioni del Tg1” il suo telegiornale ha dedicato a Berlusconi il 21,6% del tempo mentre il Tg3 il 26%, “cioè gli ha dato più spazio!” Ma che settimana (giorno? mese? anno?) stiamo considerando? E quali tempi? Il lancio, il servizio e le parole del premier, come fa l’Osservatorio dell’Agcom? O sono calcolati in altro modo? Domande banali per chiunque si occupi di ricerche sociologiche, a cui però né Minzolini né Il Giornale sembrano dare peso.

Intanto mister B. va in onda. E domenica ci sono le elezioni.

del giornale e di altre fandonie

In giornalismi on April 7, 2011 at 5:40 pm

Sì, prendersela con il Giornale è come sparare sulla Croce rossa. Ma se un portantino si sporge con un mitra dal finestrino è legittimo rispondere al fuoco. Ancora un volta Sallusti è riuscito a mettere in prima pagina una bugia colossale. Passi il titolo ad effetto (“processate la Boccassini“, che tra l’altro è ormai un refrain così scontato che di effetto non ne fa molto).

Quando si sparano titoli così urlati però, in genere, nell’articolo si ristabiliscono le proporzioni e per quanto la realtà risulti guardata da una prospettiva così ristretta da non essere più riconoscibile, resta pur sempre la realtà. Non in questo caso. Sallusti afferma candidamente che “a occhio i pm della procura di Milano hanno commesso un reato”. Non è vero. Punto.

Evito di disquisire sull’interpretazione della legge. Ammettiamo per un momento che i giudici di Milano si trovassero davvero nella situazione prevista dall’art. 4, comma 1, della legge 140 del 2003. Cosa succede? L’art. 343 del codice di procedura penale ci dice che avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione alla Camera. Salvo quanto dispone l’art. 346: anche se non c’è ancora l’autorizzazione, i giudici possono continuare le intercettazioni per acquisire le prove ritenute necessarie. E se poi l’autorizzazione non arriva? Ancora l’art.343, al comma 4, prevede che le prove così acquisite non possono essere utilizzate. Punto. Non è un reato.

I magistrati hanno sbagliato? Peggio per loro. Se non hanno altre prove, l’imputato sarà assolto perchè quelle prove lì non potevano raccoglierle in quel modo. Succede tutti i giorni in tutti i tribunali d’Italia senza tutto questo clamore. Ed è quello che sarebbe successo anche in questo caso se non fosse che (come ha precisato Bruti Liberati, procuratore capo di Milano) quelle intercettazioni non sono affatto finite nel fascicolo d’accusa per il processo Ruby. Sono state consegnate agli avvocati difensori per metterli al corrente di tutto quanto era stato raccolto. A garanzia del diritto di difesa.

Ma, si sa, mister B. preferisce difendersi in televisione che nelle aule dei tribunali.

Quindi chiediamoci: alla fin fine, a chi giova tutto questo? Chi ha da guadagnarci qualcosa nello screditare i magistrati? …chi avrà passato le carte a un giornalista?

destinazione d’uso

In in classe on March 7, 2011 at 4:42 pm

Trovare una copia del Giornale accuratamente ripiegata sul porta-carta igienica. Sorridere.

essere sul pezzo

In giornalismi on February 21, 2011 at 5:10 pm

Si chiamano quotidiani perché escono ogni giorno. E, va da sé, danno le notizie di quel giorno. Di quello in cui escono in edicola.

Si sa che Il Giornale, quello con la lettera maiuscola, è l’ossimoro meglio riuscito del panorama editoriale italiano. Ma non ci credo che non riescano a fare una foto fresca di giornata. Dopo le foto di Vendola ad un’imprecisata edizione del gay pride e su una spiaggia nudista ai tempi dell’adolescenza, oggi pubblicano una foto di Vecchioni ad una manifestazione con Agnoletto un tot di anni fa.

E comunque non si capisce perché gli elettori del Pdl non possano avere dei buoni gusti musicali: “Vecchioni trionfa al festival. E si commuove per essere stato incoronato dal popolo “televisivo”. che magari poi vota il Cav”